Adnkronos: il grafico Giordano Redaelli

Un'arte giovane, tutta da scoprire che nasce con i materiali di riuso e che, da noi, è arrivata di recente. E' la 'packagin art' che trasforma gli scarti degli imballaggi, delle etichette e delle scatole usate per confezionare prodotti di largo consumo in strumenti d'arte, tramutando, ad esempio, una 'banale' confezione di spaghetti in sfondo per un quadro.
Un modello di espressione artistica che nel nostro Paese ha come maggiore interprete
Giordano Redaelli, grafico e ora artista a tutti gli effetti. E' stato lui, afferma all'ADNKRONOS, "ad aver inventato il termine packagin art". Ed è stato lui, aggiunge, "ad introdurre in Italia questo nuovo modo di raccontare la realtà attraverso i materiali di riciclo che per me però -sono di grande importanza, e soprattutto mi piacciono moltissimo".

Lombardo di Molteno, piccolo paese nel lecchese, schivo e lontano dai riflettori, Redaelli ha cominciato a lavorare sulla packagin art "una decina di anni fa. All'inizio creavo soltanto per me stesso senza pensare di esporre le mie opere. Poi, però, confortato da un gruppo di amici che mi ha spronato ad uscire allo scoperto, ho deciso di proporle al vasto pubblico. E così ho fatto. Ora sono arrivato a nove mostre".

Reduce dall'esposizione che si è tenuta a Como, 'Packaging art. I segni di un'epoca', chiusasi ai primi di marzo nello spazio Natta, Redaelli ama realizzare "interventi pittorici anche piccoli".

Usa i materiali che tutti scartano e non considerano come sfondi sui quali, dice, "rivisito il consumismo in chiave positiva. Voglio lasciare una traccia positiva dell'epoca in cui siamo immersi, dominata appunto dal consumismo, attraverso la packaging art". Una 'difesa' del consumismo, però, che ha le sue eccezioni: "Ho utilizzato la confezione delle sigarette Marboro per mettere in evidenza il messaggio allarmante che era riportato sugli effetti dannosi del fumo sulla salute".

"Ho tratto ispirazione -prosegue Redaelli- dalla pop art che ho assimilato e ho ricreato con un altro spirito. In fondo anche le mie opere hanno una visione un po' pop. Mentre Wahrol lavorava con le serigrafie, io prendo il packaging come elemento singolo moltiplicato più volte".

Fin qui le parola e l'esperienza dell'artista. Quali sono le prospettive della 'Packaging art? Quali le possibilità per l'Italia? "La Packaging art - afferma Stefano Introzzi, presidente della Rotaract di Como che ha organizzato la mostra di Radaelli nella città lombarda -è un linguaggio ancora giovane che da noi ha visto la luce pochi anni fa".

"Di fatto si tratta di un'arte che si basa sul riuso. E fa leva su materiali che di solito non consideriamo, ai quali non diamo alcun peso dopo averli consumati. Ma che per artisti come Redaelli diventano il fulcro di un lavoro artistico fuori dal comune. Un lavoro al quale noi, del Rotaract di Como, abbiamo voluto dare la massima visibilità. Anche perché la packaging art ci fa capire come un materiale apparentemente inutile può diventare arte. Un cambiamento di significato che è segno dei nostri tempi sempre in movimento", conclude Introzzi.